Voi che per li ochhi mi passaste 'l core
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GUIDO CAVALCANTI

Voi che per li occhi mi passaste 'l core

Parafrasi

Voi donna che, servendovi degli sguardi, trafiggeste il cuore del poeta e risvegliaste la sua mente che dormiva, guardate la sua vita angosciosa che è distrutta dall'amore a forza di sospiri.

L'amore viene spaccando con così grande forza che gli spiriti vitali se ne vanno: resta solo l'aspetto del viso in suo potere e poca voce, una voce fioca che esprime dolore.

Questo valore dell'amore che lo ha distrutto si mosse rapido dagli occhi della donna; un dardo si conficcò nel suo fianco.

Il colpo giunse dritto al primo scoccare dell'arco, così che la sua anima si svegliò tremando, avendo visto il cuore morto nel fianco sinistro.

Commento contenutistico

La poesia analizzata è "Voi che per li occhi mi passaste 'l core", scritta da Guido Cavalcanti, uno degli esponenti maggiori della corrente stilnovista.

Nei testi di Cavalcanti ricorre con molta frequenza il motivo, non nuovo, dell'innamoramento che avviene attraverso gli occhi; esso è sempre punto di partenza per la rappresentazione di una situazione interiore di sconvolgimento.

Nel sonetto in esame il turbamento interiore non è analizzato solamente in termini psicologici, ma è fatto visibile, cioè è concretizzato in puro dolore fisico. Tema del sonetto, quindi, è la distruzione di ogni facoltà vitale dell'uomo che ama. Inoltre, la donna stessa, dalla cui vista derivano conseguenze catastrofiche, è invitata a guardare lo spettacolo offerto da questa condizione esistenziale angosciosa.

La prima quartina descrive, con precisione filosofica e scientifica, il processo di innamoramento. Al principio di tale processo è la donna, o meglio la sua immagine. Tale immagine, attraverso gli occhi dell'amante, arriva fino al "cuore" e desta la "mente" dal suo sonno.

In questo particolare possiamo sottolineare una piccola differenza con i sonetti di Gunizzelli in cui il sentimento amoroso nasceva semplicemente nel "cuore". Cavalcanti parla invece di "cuore" e "mente", termini strettamente correlati; tanto che in Cavalcanti il destarsi della "mente" è proprio conseguenza del risveglio che l’immagine della donna provoca nel "cuore".

Nella seconda quartina l'azione che si svolge nel cuore è rappresentata come una battaglia: l'amore, penetrato all'interno dell'uomo, ferisce con forza e mette in fuga gli "spiriti" che lo abitano. Essi si raccolgono a difesa del cuore, ma poi sono sgominati e messi in fuga dall'Amore.

È quindi proprio l'Amore il trionfatore di questa battaglia, mentre l'uomo resta "disfatto": sopravvivono infatti soltanto l'aspetto esterno e un filo di voce che si fa sentire con espressioni di dolore.

Nelle due terzine si torna a descrivere la stessa azione delle quartine. Le variazioni sono pochissime: tra queste, da notare, è la parola "occhi" del v. 10 che si riferisce alla donna, e richiama il v. 1 in cui gli occhi erano quelli del poeta. Il sonetto si struttura quindi in forma circolare: non c'è svolgimento, ma ripetizione angosciosa di una situazione immutabile.

La battaglia continua e l'Amore colpisce il cuore dell'amante con un dardo portando l'anima a riscuotersi.

Giunge qui il termine dell'azione che si conclude con la constatazione della "morte" del cuore. Si tratta ovviamente di una morte metaforica, risultato dello sconvolgimento portato nell'uomo dalla passione.

Commento stilistico

L’opera analizzata è un sonetto con rime incrociate nelle quartine e ripetute nelle terzine, secondo lo schema ABBA, ABBA, CDE, CDE. Le rime A e D sono assonanti tra loro e lo stesso avviene per le rime C ed E.

La scena che si svolge nella poesia rappresenta le conseguenze che produce sull'amante la visione della donna. Tali conseguenze sono chiaramente connotate in senso negativo. Possiamo vederlo dai verbi, che rimandano quasi tutti a idee di violenza e di distruzione. Troviamo infatti in questo sonetto i verbi "passaste" (nel senso di trafiggeste), "sospirando", "distrugge", "tagliando", "disfatto" e "tremando”. Molti di questi termini si collegano, addirittura, all'idea della guerra: essa, infatti, rappresenta lo sconvolgimento che la passione amorosa produce nell'amante.

A livello sintattico, il sonetto è costruito in modo lineare e simmetrico, con alternanza tra paratassi e semplici strutture ipotattiche.

Non sono presenti enjambements, poiché il discorso si chiude regolarmente con il punto alla fine di ogni strofa, aderendo perfettamente alla partizione definita dalla struttura del sonetto.

Le figure retoriche presenti sono:

- ALLITTERAZIONE: - assonanze delle vocali A-O (vv. 12-14)

                                  - consonanze delle consonanti S e ST (passaste – destaste)

                                                                                R (riman – figura – segnoria – parla – dolore)

                                                                                R+consonante (vertù – vostr’ – presta – dardo – 

                                                                                 dentro – primo – tratto – tremando – morto)

- INVERSIONE: " che sospirando la distrugge Amore " (v. 4) = anastrofe

                           " da' vostr'occhi gentil' presta si mosse " (v. 10) = anastrofe

- METAFORA: " occhi gentil' " (v. 10) = gli occhi non possono essere gentili, il poeta si riferisce all’anima 

- METONIMIA: " passaste " = trafiggeste

                         " vertù " = valore

- SINEDDOCHE: il termine " anima " al verso 13 può indicare la " mente ": tant'è vero che l'azione di

                           quest'"anima" è esattamente la stessa della "mente" ("riscuotersi" ha quasi lo stesso 

                           significato di "destarsi").